MAESTRO, MIO FIGLIO È UN CAMPIONE!
12 febbraio 2016 • Copyright Fencing for College • in Pillole di scherma. •
Maestro, mio figlio è un campione! …proprio come ‘ogni scarrafone è bello a mamma sua’…
Da sempre lo spirito competitivo è stato l’artefice del progresso sociale. Ma esiste una competizione sana e positiva e una meno sana e distruttiva. In una società impostata ora più che mai sull’apparenza, sta prevalendo quel meccanismo di competizione dove si cerca il risultato a tutti i costi, già a partire dalla scuola. Una scuola che il modello italiano imposta tutto sul tipo di intelligenza logico-matematica, che abbiamo visto essere penalizzante rispetto a quei ragazzi che hanno un tipo di intelligenza diversa, come quella musicale, sportiva, umanistica, etc… Pertanto, restiamo legati a dei modelli di successo molto rigidi e piuttosto univoci e settoriali. La naturale conseguenza è che, o sei bravo in un certo tipo di materie e quindi vieni promosso, oppure vieni bocciato e sei un fallito. Ecco che quindi tutto si rapporta al risultato a tutti i costi e, trasferito nello sport, se vinci sei bravo e se perdi sei un fallito.
Nessun genitore vuole che il proprio figlio sia un fallito ed è per questo che molti di loro si trasformano in ‘genitori spazzaneve’,ovvero cercano di spianare la strada ai propri figli nei problemi che devono affrontare. Ma, così facendo, non permettono ai ragazzi di crescere e di maturare. Sono quei genitori che protestano o fanno ricorso per la bocciatura a scuola del figlio così come per la sua esclusione da una squadra o da una competizione.
“Per quanto riguarda lo sport, una cosa fondamentale per il buon andamento dell’attività sportiva del ragazzo, è la collaborazione tra Maestro e Genitore – sostiene Stefano Lopopolo, esperto di psicologia dello sport – Il maestro deve imparare a non vedere il genitore come una minaccia, come spesso avviene, e il genitore a non interferire troppo con il programma sportivo.
Abbiamo qui due estremi, dove l’unica soluzione possibile è quella della comunicazione tra le parti, perché troppo spesso abbiamo dei maestri che non condividono affatto il programma sportivo e genitori che interferiscono troppo con il medesimo programma sportivo. La collaborazione dovrebbe essere invece contemplata per il benessere del ragazzo o della ragazza.
Il genitore, devi quindi stringere un’alleanza con il maestro e avere la consapevolezza che egli stia facendo un buon lavoro e non intromettersi, perché intromettersi è come andare a screditare il suo operato e mettere in discussione la sua autorevolezza. È pur vero che – come detto sopra – molto spesso i maestri non comunicano ai genitori il lavoro che vogliono fare. Sarebbe quindi opportuno a inizio anno, e a intervalli periodici, che il maestro e lo staff tecnico comunicassero il programma che si intende percorrere, gli appuntamenti che si intendono affrontare con gli atleti e poi verificare che questi obiettivi siano stati raggiunti. Questo sotto tutti i punti di vista, da quello della psicodinamica a quello sociale, fisico, motorio, etico e morale, affinchè le emozioni, l’autostima e i sentimenti dell’atleta si sviluppino positivamente e gli schemi motori della parte atletica vengano recepiti correttamente. Questa esperienza deve necessariamente essere condivisa, mentre molto spesso i maestri vanno per la loro strada senza comunicare nulla.
Da qui i consigli dei genitori che mettono in discussione l’autorevolezza del maestro. O, peggio ancora, troviamo quei genitori che si elevano a paladini degli interessi dei figli, confrontando la prestazione dei propri figli nei confronti del resto della squadra e mettendo quindi in discussione tutto un piano di lavoro. Questo mina i rapporti tra le parti e il ragazzino/a ne subisce le conseguenze.
Tra genitori e maestro deve pertanto esserci un alleanza, non una separazione. Il giovane atleta deve godere della piena disponibilità di entrambi, in ruoli ovviamente diversi. Per arrivare a questo, come già anticipato, lo staff tecnico deve chiaramente indicare gli obiettivi, cosa si vuole raggiungere a livello tecnico, tattico, mentale e atletico, i metodi e le tecniche di insegnamento. I criteri e le regole. E poi aggiornare periodicamente. E’ così che si ottiene la collaborazione del genitore e, quando il genitore si sente utile e parte della società (per quelli che lo vogliono essere), è molto più facile che collabori per la buona riuscita del proprio figlio, indipendentemente e non solo per il risultato finale.“
Infine, Il genitore può essere una risorsa preziosa per il maestro sia per il lavoro svolto in palestra che durante la gara. Ma come?
“Semplicemente dando al maestro informazioni sulle difficoltà che il ragazzo o la ragazza sta incontrando nella scuola, con gli amici, in famiglia, così che possa essere sostenuto anche in palestra, oppure annotando – su una scheda su indicazione del maestro – i progressi o le difficoltà che il ragazzo o la ragazza hanno incontrato durante la competizione. Molti sono i modi per poter avere una collaborazione dai genitori tra quelli che, ovviamente, sono interessati alla crescita sportiva del figlio/a.
Ricordiamo, in ultimo, che la visione del genitore rispetto agli sport è molto complessa. Spesso i genitori preferiscono sport individuali come il tennis, il nuoto, l’atletica, la scherma, il ciclismo, piuttosto che sport di squadra (a parte il calcio dove vengono riposte aspettative troppo elevate) perché lo sport individuale dà modo al ragazzo di emergere in maniera più netta, mentre nella squadra diventa più difficile. A volte, addirittura, non permettono nemmeno al bambino di scegliere il suo sport a causa di questo tipo di proiezione.
Tornando alla collaborazione, questa è alla base se c’è però una condivisione, ovvero se insieme si lavora per degli obiettivi. Ecco che allora il genitore non diventa più un ostacolo ma diventa una risorsa dalla quale attingere. E tutte le persone, in qualsiasi ambiente, quando si sentono delle risorse, collaborano e hanno un atteggiamento positivo. Cosa diversa quando c’è un contrasto. Se tu, maestro, non mi dici cosa vuoi fare con mio figlio, che strada stiamo percorrendo, anch’io sarei in contrasto con un maestro del genere.”
Concludendo, la comunicazione Maestro – Genitore è la chiave per costruire un ambiente sereno dove il ragazzo/a possa vivere e crescere al meglio nel suo sport.
Se poi sarà un campione, lo diranno le pedane!
Molto vero ! Condivido ogni parola . L’allenatore sportivo è per i nostri ragazzi anche un educatore, ed il lavoro degli educatori deve sempre essere condiviso ed eventualmente anche sostenuto dai genitori, nello sport così come in altri ambienti, a scuola, in parrocchia o in qualsiasi altra comunità ! Se vogliamo far crescere i nostri figli nella speranza che un giorno siano adulti equilibrati, consapevoli e sicuri di sè dobbiamo camminare insieme e comunicare . E i risultati non sono fatti solo di medaglie …quelle fanno piacere a tutti, ma ci sono anche altre cose altrettanto importanti e una tra tutte, la più bella per me , è l’amicizia che nasce tra i nostri ragazzi dentro gli spogliatoi …